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MINISTRO della GIUSTIZIA ANNA MARIA CANCELLIERI

Il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, nell’audizione al Senato, nel richiamare al senso di responsabilità la classe politica che “…deve rimettere al centro il cittadino…”, ribadisce che “…un’ulteriore linea di azione, che mi sembra importante percorrere nell’ottica di una deflazione dei carichi giudiziari, attiene alla revisione della normativa sulla mediazione obbligatoria, tenendo conto dell’orientamento espresso dalla Corte Costituzionale, ed in esito ad un’ ampia e condivisa valutazione con tutti i principali operatori del settore. Lo strumento della mediazione, come dimostrano esperienze europee in sistemi giudiziari simili al nostro e come ha dimostrato anche la sia pur breve sperimentazione attuata nel nostro Paese nelle forme della obbligatorietà, si è rivelato di grande efficacia sotto il profilo dell’abbattimento del contenzioso civile, con un positivo effetto anche sul piano della composizione dei conflitti tra le parti, per circa la metà dei quali è stato raggiunto l’accordo”.

I 10 SAGGI

10 Saggi, nominati dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, propongono al punto 26 della loro relazione, come rimedio principale per la soluzione dei problemi della Giustizia Civile, “l’instaurazione effettiva di sistemi alternativi, non giudiziari, di risoluzione delle controversie, specie di minore entità, anche attraverso la  previsione  di forme  obbligatorie  di mediazione” peraltro “non  escluse dalla recente  pronuncia  della Corte  costituzionale  che  ha dichiarato illegittima una disposizione di decreto legislativo che disponeva in questo senso, ma  solo per carenza di delega”. Inoltre suggeriscono che “questi sistemi dovrebbero essere accompagnati da effettivi incentivi per le parti e da adeguate garanzie di competenza, di imparzialità e di controllo degli organi della mediazione”.

Ex MINISTRO della GIUSTIZIA PAOLA SEVERINO

L’ex Ministro Severino, all’indomani della pronuncia della Consulta afferma che “…la mediazione stava iniziando a funzionare…l’obiettivo è formare la mentalità, la cultura, e formarla comunque attraverso il dialogo…”, sostenendo l’obbligatorietà per abituare e consolidare l’istituto. Recentemente, in una intervista al Corriere della Sera del 29.04.13, alla domanda del giornalista, Dino Martirano, che rilevava lo stop della mediazione civile, nonostante le tante cose realizzate dal suo dicastero, ha affermato: “…In nome della massimizzazione dell’efficienza, abbiamo varato la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, il tribunale delle imprese, il filtro per l’appello, sviluppato l’informatizzazione. Certo, si dovrebbe tornare sulla mediazione obbligatoria perché la Consulta ha ritenuto che ci fosse un eccesso nell’attuazione della delega, ma nel merito di questa forma alternativa di processo non ha avuto nulla da eccepire. Se avessimo avuto più tempo saremmo intervenuti…”.

Ex MINISTRO della GIUSTIZIA ANGELINO ALFANO

Angelino Alfano affermava che sulla “…mediazione obbligatoria non si torna indietro…” ritenendolo l’unico rimedio soddisfacente per le parti, tempi brevi e certi, possibilità di ricorrere alla giustizia ordinaria, “…l’immane numero di cause che arrivano ai tribunali determina l’arretrato da cui è oberata la giustizia italiana…”.

 

VICE PRESIDENTE DEL CSM MICHELE VIETTI

Michele Vietti, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha dichiarato che “Il grave problema dell’ingolfamento e lentezza della giustizia civile ci rende il Paese più “multato” in Europa”. Ritenendo la mediazione una via obbligata, uno strumento indispensabile per affrontare la crisi della giustizia che attanaglia il nostro paese, ha affermato che occorre “…puntare ai sistemi alternativi per la risoluzione delle controversie quali la mediazione e la conciliazione…”. Inoltre ha recentemente dichiarato in riferimento alla mediazione che “non viviamo più in un contesto limitato, bisogna guardare cosa accade anche negli altri paesi europei…se gli altri paesi hanno risolto problemi analoghi ai nostri, ciò vuol dire che la soluzione esiste”,ed ancora “La perdita dell’obbligatorietà del tentativo di mediazione in seguito alla sentenza della Consulta inciderà sull’effettivo utilizzo dell’istituto, ma ero e resto convinto che l’unico modo realmente efficace per indurre i cittadini ad utilizzare lo strumento sia quello di prevederne l’obbligatorietà”, cosa che appare essenziale in ragione di un altissimo indice di litigiosità.

Ancora Michele Vietti, recentemente, interviene prontamente in risposta ad una lettera scritta da De Tilla, non confermato rappresentante dell’OUA il cui precedente mandato è stato caratterizzato unicamente dalla battaglia contro la mediazione, facendogli guadagnare qualche prima pagina, che indicava come la mediazione “…comporta la introduzione di un vero e proprio quarto grado di giudizio, la lunga durata del tentativo…”. Le affermazioni dimostrano la scarsa conoscenza e soprattutto lo spirito conservatore e pretestuoso dell’improvvido De Tilla. E’ opportuno dedicare qualche minuto per leggere la risposta del Vice Presidente MICHELE VIETTI che, senza bisogno di alcun ulteriore commento, sottolinea, con semplicità e chiarezza espositiva, la logica, anche costituzionale, e i benefici dell’introduzione della mediazione obbligatoria, superando la retorica affaristica. (leggi la risposta di Vietti)

VICE PRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA E RESPONSABILE PER LA GIUSTIZIA VIVIANE REDING

Il Vice-presidente della Commissione Europea e commissario responsabile per la Giustizia, Viviane Reding, ha affermato “Vorrei congratularmi con il Governo italiano per essere stato uno dei primi in Europa ad adempiere a questo obbligo attraverso l’adozione del Decreto Legislativo n. 28 del 4 marzo 2010. L’Italia ha scelto di applicare le previsioni della Direttiva sulla mediazione alle controversie transfrontaliere e domestiche. Approvo pienamente questa decisione perché credo sia la strada maestra. L’Italia ha agito bene trasponendo puntualmente la Direttiva, a pieno beneficio dei cittadini e delle imprese.”.

EUROPARLAMENTARE ERMINIA MAZZONI

Erminia Mazzoni, europarlamentare italiana, ha affermato che: “… guardando all’esperienza italiana, anche solo un anno può servire per avere un’indicazione ulteriore di merito di queste procedure, perché abbiamo avuto un risparmio che da un ultimo studio è stato quantificato in circa 480 milioni solo in un anno, con un successo nelle procedure del 49%”. D’altro canto Bruxelles aveva più volte elogiato il modello italiano, l’unico a produrre risultati significativi.”.

EUROPARLAMENTARE SERGIO COFFERATI

Di patrimonio culturale della mediazione ha parlato anche l’europarlamentare italiano Sergio Cofferati: “Si tratta di informare i cittadini dell’Unione, si tratta di promuovere azioni formative, si tratta in sostanza di dare consistenza a una scelta lungimirante che penso possa dare risultati molto positivi per l’insieme delle persone alle quali ci rivolgiamo…la mediazione diventa ancor più utile in una fase recessiva dove le risorse a disposizione dei singoli e delle famiglie sono oggettivamente calanti…la mediazione è anche una scelta culturale, è una scelta che ci può consentire nelle cause civili e commerciali di superare il procedimento giudiziario e di dare un’idea precisa di rapporto tra persone che hanno qualcosa sulla quale scatenare il loro contenzioso, tant’è che io credo che questa cultura possa poi espandersi anche nell’ambito delle cause da lavoro”.

EUROPARLAMENTARE e RELATORE della DIRETTIVA sulla MEDIAZIONE ARLENE MCCARTHY

Arlene McCarthy, europarlamentare e relatore della Direttiva sulla mediazione, ha annunciato che il Parlamento di Strasburgo ha già depositato un’interrogazione alla Commissione di Bruxelles che ha il fine ultimo di: “…esigere dagli Stati membri un numero minimo di mediazioni all’anno, per contribuire in modo concreto e misurabile a facilitare l’accesso alla giustizia dei casi che più lo meritano…”. Continua ritenendo “…insoddisfacenti i risultati raggiunti in tutti gli altri Paesi europei…”, con l’accesso facoltativo all’istituto, indicando il modello italiano, nonostante le polemiche degli avvocati, una possibile best practices da adottare e diffondere. Afferma inoltre che “…i risultati raggiunti, in particolare in Italia … dimostrano che la mediazione può contribuire a una soluzione extragiudiziale conveniente e rapida delle controversie …”.

MAGISTRATO PIERLUIGI VIGNA

Il compianto procuratore antimafia, Pierluigi Vigna, affermava che “In riferimento all’obbligatorietà della mediazione sono favorevole, perché altrimenti non si raggiungerebbe il fine che queste procedure intendono realizzare, cioè snellire un grosso numero di materie dalla lungaggine giudiziaria.”.

 

PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA GIORGIO SQUINZI

Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi rileva come, essendoci Cinque milioni di cause civili giacenti, oltre mille giorni per far valere un contratto davanti a un giudice, lo spaventoso numero di sette giudizi pendenti ogni 100 abitanti e un rating negativo sull’indipendenza e la qualità della giustizia”, che sono“macigni sulla strada della ripresa”, diventa di fondamentale importanza “decongestionare i tribunali e puntare con decisione sulle risoluzioni alternative”. Nell’intervento all’assemblea di Confindustria il Presidente ha affermato che “…Se osservassimo in modo astratto i costi della giustizia italiana, questa dovrebbe funzionare bene almeno come nella media europea….“.

 

VICEPRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA AURELIO REGINA

Nell’audizione alla Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato, il Vice Presidente di Confindustria Aurelio Regina ha affermato che la “…crescita che, come è noto, è fortemente condizionata dai malfunzionamenti di alcuni apparati istituzionali, tra cui la giustizia civile. Per questo motivo, sarebbe importante affiancare alle misure già previste dal DL – in tema di digitalizzazione dei procedimenti civili – il ripristino della mediazione obbligatoria…” continua citando i 24.000 accordi raggiunti e sottratti ai tribunali e ritenendo l’obbligatorietà l’unico strumento in grado di radicare una cultura che “…determinerebbe inevitabili effetti positivi sul funzionamento del sistema giudiziario e, quindi, sulla competitività del Paese…”.