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«Approvo la filosofia e gli obiettivi della mediazione civile. In Italia esiste un tasso di litigiosità molto alto e per riportare i tempi della giustizia in parametri ragionevoli serve un cambiamento profondo e credo che questo in corso sia un tentativo valido», così l’ex magistrato Francesco Saverio Borrelli, oggi in pensione. «Inizierò il corso a maggio e non conosco ancora i passaggi tecnici di questa riforma», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera.
«Per avere tempi ragionevoli nella giustizia civile servirebbe almeno il quadruplo dell’attuale organico di magistrati e non credo che le casse dello Stato possano sostenere un simile sforzo. Invece, io credo che questa sia una grande occasione per il Paese: esiste un vantaggio etico della mediazione. Far provare al cittadino che è possibile trovare un terreno d’intesa che accontenti due parti e non solo una. Una causa in tribunale porta co sè il peso di uno scontro emotivo in tempi lunghi e con un esito incerto. Verificare se esiste una via alternativa è una grande opportunità».
Esistono dubbi sull’affidabilità del sistema: un conto è avere come mediatore Borrelli, un conto è avere un neolaureato con un corso di 50 ore alle spalle…
«Quello delle competenze è un falso problema in un simile contesto. Non credo che in una mediazione sia indispensabile avere un eccessivo bagaglio tecnico: qui si tratta di convincere due persone che è meglio trovare un punto d’accordo che andare allo scontro. Quando ero uno studente di Piero Calamndrei ricordo che nel suo studio campeggiava un cartello con su scritto “meglio una magra transazione che una grassa sentenza”. Queste procedure, per certi versi, permettono di avvicinarsi a una giustizia sostanziale più di quanto non succeda con una sentenza di un tribunale».
Quale il ruolo dell’avvocato in questa Riforma?
«L’avvocato deve reinterpretare il suo ruolo, magari assistendo il cliente anche in fase di mediazione come accade anche in altri Paesi. Io sono sicuro che questa riforma porterà un alleggerimento della nostra macchina giudiziaria anche se non è possibile ancora in che misura. Prima di approdare in Procura, per vent’anni sono stato giudice civile e ho conosciuto le farraginosità del settore. Però ricordo che esistevano spesso ampi margini di mediazione tra le parti. Del resto, già Manzoni scriveva che torto e ragione non si dividono mai con un taglio così netto che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altra».